Meneni a Mineo (uno spettacolo di W. Manfrè)

     

     

     

     

     

Domenico Trischitta - Inscenaonline (inscenaonline.site88.net) - 3 settembre 2013

     

Letteratitudinenews (letteratitudinenews.wordpress.com) - 4 settembre 2013 - Col titolo: I meneni

 

Meneni a Mineo

     

Uno spettacolo diretto da W. Manfrè

     

I menenini non sono meneghini ma meneni, abitanti di Mineo, tanto cari alle pagine di Capuana e Bonaviri, ma anche a quelle del drammaturgo Massimiliano Perrotta, meneno anche lui. Gente di    Sicilia tra le più evocate in letteratura. Era inevitabile che lo scrittore, che è anche regista, mettesse a punto un’operazione teatrale pregevole, tanto da incuriosire e colpire un uomo di teatro del calibro di Walter Manfrè (nella foto), regista visionario e di culto de “La confessione”, pietra miliare della drammaturgia contemporanea. Lo spettacolo, prodotto dal Consorzio “Calatino terra d’accoglienza”, è stato preceduto da un workshop di sei giorni che ha preparato gli attori, alcuni residenti e ragazzi ospiti del CARA.  Il rusultato è stato un affascinante allestimento per i vicoli di Mineo, appunto “ I Meneni”, interpretato da cinque attori professionisti, Orazio Alba, Matilde Masaracchio, Roberto Pensa, Sergio Spada e Luana Toscano, con la  partecipazione di alcuni meneni autentici e ragazzi stranieri del centro di accoglienza “CARA”.

     

La messa in scena di Manfrè, eterea, evita le sbavature e imbastisce un mosaico di scenette che colgono la forza evocativa di Mineo, provincia atavica che si espande come un’esplosione cosmica. Un itinerario labirintico che coglie l’essenza primordiale della memoria: il mondo che non esiste più e quello che viviamo adesso. L’accostamento dei quadri di rappresentazione, con l’essenziale scenografia di Sara Nussberger, sembra disordinato e casuale, ma è solo l’illusione che si ricompone in una categoria di unità di luogo e di spazio che coglie l’universale evocativo. I meneni spettatori interagiscono e partecipano agli umori dei meneni che stanno sulla scena, anzi in bilico tra ricordo e finzione. E nell’ultima stazione lo stesso autore si rivolge a loro, quasi un commiato dal sogno: “Cari meneni, ecco la mia evocazione di quel mondo dalle radici antiche, oggi in profonda trasformazione, che con piacere per tanti anni ho condiviso con voi. Quel mondo che merita di essere salvato – e non solo in pagine di teatro. Grazie per la qualità umana della vostra conversazione e per aver accolto la missione dialettica che avvertivo il bisogno di esercitare”.