Hammamet ovvero il tramonto di un'esperienza

 

 

 

 

 

Elisabetta Colla - Teatro.org (www.teatro.org) - febbraio 2013

 

L’onore delle armi si concede ai vinti, figuriamoci ai defunti, per di più in esilio e dopo una dozzina d’anni dalla loro scomparsa. Il monologo ‘Hammamet’, messo in scena dall’Associazione Color Teatro presso il Teatro Ambra alla Garbatella (location giunta al suo terzo anno di attività, ora in fase di ampliamento della propria linea editoriale per proporsi sul territorio come ‘melting pot dell’immaginario’), scritto e diretto da Massimiliano Perrotta, ed ingentilito dalle belle evoluzioni ideate dalla danzatrice e coreografa Barbara De Blasio, mostra un Craxi esiliato, sconfitto e malato, che affida al registratore le ultime riflessioni sulla propria controversa vicenda politica e umana e sull’ingloriosa fine di una certa esperienza socialista. Sul palco Roberto Pensa e Benedetto Cantarella modellano la loro interpretazione adeguandola alla scarna e tetra messa in scena.
Il testo teatrale - che ha vinto la settima edizione del premio Giacomo Matteotti e ricevuto l’imprimatur del figlio di Craxi, Bobo - nel cercare di rendere la complessità di ragioni ed errori del leader socialista e di chi lo avversò, dà l’impressione di voler recuperare, fra luci ed ombre, quanto ci fu di buono nell’esperienza craxiana, ricordando ad esempio l’impulso dato da Craxi alla modernizzazione dell’Italia, con un governo stabile e ‘decisionista’, mentre fino ad allora il consociativismo tra maggioranza ed opposizione aveva imbrigliato le forze più vitali dell’economia. Tuttavia, non si può dimenticare come il Partito Socialista, al tempo stesso, avallasse un sistema di corruzione ramificato e devastante per la stessa classe imprenditoriale (che per poter lavorare dedicava cospicue risorse a foraggiare voraci apparati di partito), si appropriasse senza scrupoli dei fondi della cooperazione allo sviluppo destinati alla Somalia e favorisse l’ascesa dell’impero televisivo di Berlusconi … Insomma, ce n’è abbastanza per confermare – malgrado l’onesta ed intensa scrittura di Perrotta, che si è avvalso peraltro della consulenza storica del giornalista Mattia Feltri, figlio del più noto Vittorio – il severo giudizio storico sulla figura del primo socialista a ricoprire, nella storia repubblicana, la carica di Presidente del Consiglio. Craxi per difendersi parlò di ‘giustizia forcaiola’ ed accusò i partiti dell’opposizione di aver fatto ricorso anch’essi a finanziamenti illegali, senza però riuscire a convincere l’opinione pubblica, la cui furia portò al famoso lancio di monetine in piazza. Ma il giudizio morale e politico che insieme a Craxi colpì l’intero PSI (come impietosamente certificano i risultati elettorali ottenuti, dai fasti degli anni ‘80 al tracollo attuale) non sembra abbastanza spietato con altre forze politiche che oggi (mutatis mutandis), macchiandosi di analoghi e altresì efferati comportamenti, contro lo Stato, l’etica ed il Paese intero, continuano a comparire sui media ed ottenere seggi in Parlamento…