“Hammamet” di Massimiliano Perrotta: Craxi e le ipocrisie della sinistra italiana

 

 

 

 

 

Paola Francesca Spada - Recensito (www.recensito.net) - 4 marzo 2013

 

Lo spettacolo di Massimiliano Perrotta, in scena dal 26 febbraio al 3 marzo al Teatro Ambra alla Garbatella, è un’analisi lucida e dichiaratamente schierata di una delle figure più discusse, ciclicamente condannate e rivalutate a seconda della stagione politica, della recente storia italiana.

L’uomo che con la sua dirompente scalata al potere sancì la fine dell’egemonia democristiana al Governo e la cui caduta ridusse in cenere la Prima Repubblica, favorendo, di fatto, l’avvento del Berlusconismo.
Il Craxi “esule” interpretato da un somigliante Roberto Pensa, pur costretto sulla sedia dalla gotta, mantiene il piglio autorevole e cinico che lo hanno reso famoso e, senza eccessi retorici, imbastisce un’invettiva contro l’ipocrisia delle sinistre italiane, in particolare del PCI, colpevole, a suo dire, di corruzione e malaffare nella stessa misura del Partito Socialista.
Un Mercuzio agonizzante che non perde la tipica ferocia della lingua e del pensiero e non risparmia nessuno. Amici e nemici sono ugualmente complici della sua fine ingrata.
Ma il Craxi di Perrotta non è solo accusatore instancabile del marcio della classe dirigente tutta, è anche, e soprattutto, un freddo anatomista della politica, in grado di prevedere un futuro di totale scollamento tra Stato e società. Ciò che egli identifica nell’involuzione massima e nel fallimento definitivo delle istituzioni è la legittimazione di un ipotetico governo tecnico, asettico e slegato dal Paese reale, che scinderebbe l’Italia in due fazioni, quella oligarchica dei tecnocrati e quella maggioritaria dell’elettorato. È su questa visione profetica che si snoda la parte più interessante del dramma, datato 2008, che diventa così di tagliente e amara attualità.

Le parole pronunciate dallo statista, ben lontane dall’essere lo sproloquio ante-mortem di un condannato, assumono così l’aspetto di un monito ai posteri, acuto e obiettivo. Monito ad oggi inascoltato.
A fare da intermezzo alle riflessioni del “Garofano” le performance della ballerina Barbara De Blasio sulle musiche originali di Emanuele Senzacqua, e gli epigrammatici interventi di cronaca di Andrea Di Giovannantonio, scritti con la collaborazione di Mattia Feltri de La Stampa.